Terra Mia

IL CONTENT MARKETING

Oggi tutti possono mettersi in rete; il mondo diventa un’agorà senza più confini ognuno può dire il proprio pensiero e farsi arricchire dal pensiero dell’altro. Più che mai la libertà passa attraverso la parola, ai suoi contenuti e non solo alle sua vibrazioni emozionali. Sulla rete certo si affacciano anche i “sofisti” come nell’agorà ateniese ma nulla ci costringe ad ascoltarli. Abbiamo a disposizione un’infrastruttura intelligente dove anche le cose (internet of thinks), l’energia, la logistica possono entrare in rete con le comunicazioni umane. Si produce l’effetto di spingere la produttività a livelli impensabili fino pochi anni fa, abbassando, in alcuni casi quasi fino a zero, il costo marginale di servizi e beni, rendendoli non solo abbondanti ma anche gratuiti.
Non siamo più costretti a essere soggiogati alle forze del mercato, così come lo avevamo conosciuto.
I consumatori, rappresentati come irrazionali perché plagiati dalle psicotecniche, stanno diventando “prosumers” (“produttori-consumatori”) capaci di scegliere i loro prodotti in un mercato dove la produzione è in eccedenza (le tecnologie permettono di produrre oggetti in quantità infinitamente sovrabbondanti, attraverso la stampa 3D per esempio) e i clienti cercano beni (cose buone) non consumi. Qualità del prodotto non più solo le caratteristiche poniamo organolettiche o la forma estetica delle merci ma anche il loro valore umano aggiunto (il “dono marginale”) Questa nuova economia, che in questa fase di passaggio affianca il mercato capitalistico, è chiamata con nomi diversi: “commons collaborativo” (J. Rifkin), ”economia contributiva” (B. Stiegler), terza rivoluzione industriale, economia circolare…

Il web diventa social, dove gratuitamente si mettono a disposizioni di tutti, senza alcun controllo o remunerazione informazioni, risorse d’intrattenimento, percorsi formazione dispositivi di cittadinanza attiva, strumenti di politica diretta. S’impara a condividere (share) anche case, automobili, vestiti e ogni possibile bene. Conta vivere non possedere. Non è mai stato così evidente che il piacere della vita sono gli incontri, il valore delle persone. Mai così diffusa è stata la gratuità, come nuovo codice di “scambio”. Si entra in una nuova era. La nuova economia chiede quindi monete alternative: le merci diventano storie, i clienti partner, le critiche contributi alla qualità
Il capitale sociale diventa la risorsa economica pari a quello finanziario. Senza fiducia come produrre? Senza stima come acquistare? Senza credito come investire?
L’economia tradizionale è ribaltata: si può evitare l’establishment bancario attraverso il crowfunding, si possono frequentare corsi gratuiti online (MOOC), si può raccontare se stessi (storytelling) in ciò che si produce e si vende. I media tradizionali perdono terreno a vantaggio di quelli che ognuno può costruire e mettere in rete.
Il marketing commerciale diventa content-marketing. Si vendono esperienze, soluzioni, significati e non merci. I prodotti sono per prima cosa concetti (Concept), pensieri (content) funzioni d’uso e storie di qualità. Linfa vitale delle strategie di commercializzazione sono gli eventi, le presentazioni, i summit, i simposi. Ritorna improvvisamente a essere indispensabile saper parlare bene, saper scrivere “grammaticato”. Al cliente interessa fare una bella esperienza. La battaglia sull’attenzione per raggiungere e stimolare l’interesse dei clienti si vince sui contenuti e sulle prove di autenticità. È qualificante e gratificante comprare e consumare prodotti ad “alto contenuto di servizio” (cioè di dono). I siti web che introducono il content-marketing o il storyselling presentano le virtù della nuova commercializzazione: nella relazione faccia a faccia o nella corrispondenza via web sono importanti l’affetto per clientela, il senso di altruismo, l’onestà e l’umiltà. Senza, non si vende più. E quando si riceve una email (commerciale), occorre rispondere prontamente ed esaurientemente: ne va del rispetto verso il cliente.

La condivisione prevale sulla proprietà, la sostenibilità mette in crisi il consumismo, la cooperazione ridimensione la concorrenza, il “valore di scambio” convive con il “valore di dono”. Non è la fine del capitalismo, la cancellazione della distinzione del lusso, la revoca dello sfoggio del potere. È decretata solo la fine della loro imposizione. Esisterà ancora la proprietà privata, i muri di cinta separeranno ancora villette e proprietà terriere, filo spinato delimiterà ancora i confini degli stati. Ma intanto tutti sanno che la vita è altrove: nel mondo tecnologicamente globalizzato, vince l’umano comune.
È la rivincita del dono sul possesso e sull’invidia.

L’economia collaborativa

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La Sharing Economy un movimento di grandi potenzialità. Può raggiungere qualsiasi settore merceologico.
Si basa su un meccanismo fortemente partecipativo che vede gli utenti attivi nell'identificare spazi e nel diventare “responsabili” per le loro comunità.
In agricoltura, per esempio, sta cercando di globalizzare il concetto dei gruppi d’acquisto, rendendo “facile” supportare l’agricoltura locale e avere una alimentazione più sana e sostenibile, abilitando una produzione più locale a impatto ambientale minore.
La convergenza tra il movimento dei Makers e quello dell’economia collaborativa crea un’alternativa sostenibile in un momento di crisi energetica, con un sistema finanziario che avvantaggia pochi a spese di molti e con un degrado ambientale incombente.
Una gestione cooperativa può giovare alla creazione di imprese e soluzioni maggiormente preoccupate del bene comune e non solo della generazione di valore per gli azionisti.

L’impollinazione

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Per una nuova economia serve un vasto movimento culturale che metta al centro il dialogo.
La dimensione culturale è fondamentale in questa transizione: si tratta di sviluppare nuovi linguaggi e nuovi strumenti per spiegare e rendere comprensibile la complessità dei rischi e delle opportunità che viviamo.
Gli attori dell’economia possono così essere aiutati a trasformarsi in un ottica di bene comune e resilienza di lungo periodo.
Questo processo tuttavia non è facile. Si tratta di mettere insieme persone appartenenti a organizzazioni diverse perché condividano una visione comune, quella che il cambiamento si otterrà solo attraverso il coinvolgimento di ognuno e il dialogo costruttivo nel cercare le soluzioni. La competizione non è più sufficiente; occorre imparare a collaborare

“Il pensiero è il risultato di una conversazione con un’altra persona. E avere uno scambio con un’altra persona è fertilizzarla […]
La dialogicità è l’impollinazione da una persona all’altra”
(Bernard Stiegler)
Terra Mia: crescita a impollinazione
La matrice dei contenuti dell'offerta sociale e commerciale di Terra mia riassume la storia e l'identità della cooperativa sociale.
Fin dal 1984 questa impresa socaile ha posto in sinergia la prevenzione e la cura con il lavoro, prevalentemente agricolo.
L'attività commerciale quindi non svolge solo una funzione economica ma possiede anche e prevalentemente un valori di promozione delle abilità e di cura delle patologie.
Insieme, TERAPIA e VENDITA garantiscono la SOSTENIBILITA' dell'impresa.
Terra Mia

Con il nuovo mondo aperto dal web2, Terra Mia sta cercando di sviluppare il suo potenziale di visibilità sul versante della SOCIALITA', nei tre grandi ambiti dei social, degli eventi artistici, e del contatto con i clienti.
Lo sforzo che la cooperativa sta compiendo è di porre in sinergia la socialità con il PENSIERO, la produzione EMOZIONALE con lo sviluppo della conoscenza RAZIONALE. Questo avviene attraverso la produzione sistematica di siti, blog e forum, e la pubblicazione di testi, libri e prodotti multimediali.
Particolarmente importante è la promettente collaborazione con gli istituti UNIVERSITARI non solo del Piemonte.
L'impollinazione avviene innanzitutto curante costatemente la sinergie tra le numerosissime attività e i diversi servizi svolti da Terra Mia. Da questo lavoro di rete scaturisce l'ECONOMIA COLLABORATIVA si diffonde ai clienti e ai fornitori, agli asponsor e ai donatori.